Tra il 1845 e il 1848 l’Irlanda del Nord si trovò ad affrontare la peggior carestia della sua storia: nella maggior parte dei terreni dell’isola, di proprietà di latifondisti inglesi, si coltivava la patata, che quindi costituiva la principale fonte di sussistenza dei suoi abitanti. Purtroppo le colture vennero attaccate dalla peronospora, una malattia dovuta a un microrganismo che è responsabile di aree di necrosi nei tessuti del tubero, necrosi che facilita l’ulteriore infezione da parte di altri batteri che fanno marcire definitivamente la patata. La carestia portò a diverse epidemie (tifo, scorbuto, colera) provocando la morte di migliaia di persone. Le gravi conseguenze umane ed economiche della carestia andarono avanti per oltre dieci anni e causarono una emigrazione di massa verso gli Stati Uniti. La popolazione dell’isola che contava prima della carestia circa 8.500.000 di abitanti, dimezzò nell’arco di cinquant’anni, si tratta dell’unico caso al mondo di diminuzione del numero di abitanti.
Nel 1850 il 26% degli abitanti di New York erano irlandesi: c’erano più cittadini di origine irlandese lì che a Dublino, capitale dell’Irlanda.
Mary Mallon nacque a Cookstown, nella contea di Tyrone (Irlanda), il 23 settembre 1869, cioè quando ancora l’onda lunga della carestia si faceva sentire e la sola speranza di poter avere una vita decente era rappresentata dall’emigrare. Fu così che a quindici anni si imbarca da sola su una delle centinaia di navi che portavano gli Irlandesi in America.
Mary è analfabeta, ma giovane, sana e robusta, trova quindi impiego facilmente come domestica presso alcune famiglie e durante questo percorso impara a cucinare, cosa per cui è molto portata e riscuote successo, al punto che nel 1906 il ricco banchiere Charles Henry Warren la assume per le vacanze estive nella sua residenza di Long Island. Mary si trova a suo agio, guadagna bene, è apprezzata, il lavoro le piace, non potrebbe chiedere di meglio. Ha fatto fortuna, prende fiducia, i ragazzi le chiedono squisitezze e lei decide di preparare loro il suo dessert preferito: il gelato alla pesca, un preparato ovviamente non sottoposto a cottura. Purtroppo, dopo qualche giorno dal consumo del gelato, per sei membri della famiglia su undici è necessario il ricovero in ospedale dato che presentano febbre alta, forti dolori addominali, diarrea, alcuni anche delirio, la sintomatologia è chiara: si tratta del tifo.
Mary sparisce.
Il signor Warren non capisce come una malattia tipica di ambienti poveri, sporchi e degradati possa essere comparsa all’interno della sua benestante famiglia, così decide di assumere un ispettore sanitario, George Sober, per le indagini del caso. Sober, dopo aver analizzato l’acqua, escluse che potesse dipendere da quello, ma nel corso delle indagini scoprì che Mary Mallon, la cuoca, era stata a servizio in almeno altre due famiglie della upper class newyorkese e in entrambe si erano avuti episodi di tifo.
L’ispettore segue a lungo le tracce di Mary e finalmente dopo oltre un anno riesce a trovarla e la costringe (non senza difficoltà: pare che Mary lo abbia minacciato con un forchettone da carne, facendolo inizialmente a fuggire) a fornire dei campioni biologici: urine, feci e sangue. Dalle analisi risulta che Mary è un vero e proprio contenitore umano di Salmonella tiphy. Mary è una portatrice sana, può trasmettere la malattia, ma lei non è malata, però a quei tempi ancora non si conosceva questa possibilità. Oggi invece sappiamo che in circa 5 casi su 100 di infezione da Samonella tiphy, la malattia può cronicizzare, pertanto i batteri vanno nella cistifellea (una piccola sacca che immagazzina la bile) e possono rimanervi per decenni senza che l’ospite mostri alcun sintomo. Alcuni testi riportano anche invero che Mary stessa abbia fatto condurre delle controanalisi risultate negative e questo fa ipotizzare che lei, straniera, donna, ignorante, possa essere stata individuata in modo così eclatante come capro espiatorio per ripulire l’immagine delle famiglie implicate.
Nonostante dichiari con veemenza la propria innocenza, pare che abbia detto “Le affermazioni sul fatto che io sia una minaccia perpetua nella propagazione di germi tifoidi non è vera. Sono una persona innocente. Non ho commesso nessun delitto e mi trattano come una criminale. È ingiusto, indignante e incivile!” Mary viene arrestata e posta in isolamento insieme al suo cane nell’ospedale di Riverside, sull’isola North Brother, a New York.
(Nella foto sotto Mary Mallon durante il primo isolamento a Riverside)
Nel 1910 Mary ottenne la libertà a patto di non lavorare più come cuoca e le venne trovato un impiego in una lavanderia, ma lei ormai era abituata ad alcuni agi, come vivere in case belle ed eleganti e avere un buono stipendio, tutte cose che il lavoro attuale non poteva darle, così decise di rompere il patto, cambiare nome e ricominciare a fare la cuoca.
Era abile a trovare lavoro e sparire ai primi segni di malattia dei consumatori, cosicché per oltre cinque anni di lei non si seppe più niente. Nel 1915 però scoppiò un’epidemia di tifo tra i dipendenti del Manhattan’s Sloane Maternity Hospital, che uccise due persone, e si risalì alla cuoca dell’ospedale, Mary Brown, al secolo Mary Mellon. Fu in quell’occasione che le fu dato il soprannome di Mary “La Tifoide”, la donna più pericolosa d’America.
Le ricerche per trovarla furono serrate e anche se Mary provò a fuggire venne ben presto catturata e nuovamente internata a Riverside dove fu mantenuta in quarantena per oltre vent’anni e dove morì, nel 1938, in seguito a un ictus. Durante questo periodo di internamento Mary lavorò come tecnico di laboratorio dell’ospedale.
Le fonti ufficiali sostengono che contagiò nel corso della sua carriera circa 53 persone, 3 delle quali morirono. In realtà si pensa che i numeri siano più alti.
Si racconta che fosse molto temuta e che i giornalisti che andavano a intervistarla in ospedale venivano avvisati di non avvicinarsi e di non accettare nemmeno un bicchiere d’acqua da lei.
Dopo la sua morte, oltre 400 persone sono state individuate quali portatori sani di Salmonella a New York, ma nessuno di loro è stato forzatamente isolato o etichettato come “malato indesiderato” come è successo per Mary.
Mi è capitata tra le mani per caso e mi è venuto voglia di raccontarla.
Molto interessante!